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Cenni storici

L’etimologia del nome Feisoglio è molto vaga: vi è chi la trae dal latino Fagus e Soleum, per via della vegetazione dell’epoca, e dell’esposizione dei versanti, chi dalla località destinata al pascolo delle pecore, in piemontese dette “feie”, quindi Feie Solium o come riportato in alcuni antichi scritti Fauxolum.

Oppure Phoebi Solium, derivante dalla presunta esistenza di un tempio legato al Dio Apollo, che alcuni storici, sostengono si ergesse in epoca romana, sul luogo dove ora fa bella mostra di se’, la Chiesa denominata Madonna degli Angeli.

 

Di probabile origine neolitica, ed in seguito romana, dopo il 476 dc il territorio collinare, denominato da Ottone I “deserta langarum”, passo di mano ai Longobardi, che lo invasero dall’entroterra, e ai saraceni che fecero altrettanto, dal mare.

 

Dall’anno 1000 al 1200 Feisoglio passa sotto il dominio degli Obertenghi prima, e sotto l’influenza dei monaci benedettini poi (gli stessi fondarono e mantenerono per svariato tempo il monastero di San Benedetto Belbo).

Anche se, di fatto il territorio, che già faceva parte del “Contado di Alba”, venne ricompreso nella Marca Aleramica; grazie all’ambiziosa e formidabile egemonia che Bonifacio minore, figlio di Bonifaci o del Vasto, andrò a esercitare nel Piemonte meridionale e Liguria, occupando i comitati di Albenga, Alba, Asti, Auriate, Bredolo (antichi toponimi di località anticamente nei pressi delle città di Cuneo e Mondovì) e la stessa Torino, sottratta per un lasso di tempo al suo rivale, Umberto II di Savoia.

Bonifacio del Vasto, in realtà non utilizzo mai in vita, tale appellativo con cui fu’ designato in seguito, probabilmente ciò stava a indicare un’ampia zona “guasta”, cioè lasciata incolta, sulla quale dominava.  Gli storici hanno localizzato il “vasto” in maniera contrastante, ma con tutta probabilità l’odierno territorio di Feisoglio, ne faceva parte.

 

A testimonianza di ciò la famosa frase che nel 970 dc, l’imperatore Ottone I di Sassonia, passando in questi territori così, li descrisse:

“Transivimus per deserta Langarum et reliquimus ea, sine tributo”  (passammo attraverso i luoghi deserti delle Langhe e li lasciammo senza riscuotere alcun tributo).

 

Il proseguo del filo storico, ci porta indi alla famiglia dei Marchesi del Carretto, che con Enrico del Carretto, nel corso del XII secolo, si intraprese la costruzione del castello, e la successiva guerra contro Ceva ed il Monferrato. Il conflitto, terminato verso il 1267, vide il reclutamento di buona parte degli uomini validi, di Feisoglio, Bossolasco, Albaretto della Torre, Niella Belbo, San Benedetto Belbo, Serravalle Langhe e Monesiglio.

 

“Conventiones inter Iacobum Carrettum marchionem Savonae et dominum Bozolasci”           E’ con questa dicitura che all’inizio del XIV secolo viene costituito il “Marchesato di Bossolasco” comprendente i territori dello stesso, di Feisoglio, Albaretto, Serravalle, Niella e San Benedetto. Nel 1324 acquisito da Manfredo del Carretto, se ne intitolò marchese.

                                                                                                                               

Nel 1437 la “Convenzione di Feisoglio” per cui tra i Podestà di Feisoglio, Lazaro ed Antonio Porro e Giovanni Bartolomeo Del Carretto, Marchese di Savona e Signore di Bossolasco si conviene: “la cessione di una parte di territorio di Serravalle, lungo il torrente Belbo, in cambio di 40 sacchi di grano, secondo la misura di Ceva; di pagare a Natale 177 lire di Savona e soldi 10 sotto pena di ¼ in più e una gallina ogni singolo capo di casa” rimanendo così liberi da ogni censo. Si chiude la convenzione con la clausola che il marchese non può vendere che a cittadini di Feisoglio gli immobili che tornino a lui per eredità o per sentenza Camerale e che sia facoltà dei cittadini di vendere e di comprare. 

L’atto è rogato dal Notaio Giovanni del Carretto il 9 marzo 1437.            

                                                                                                                    

(Tale aggregazione durò sino al pieno Settecento, quando il controllo su quelle terre passò ai Savoia. Il mandamento ottocentesco non riflette il precedente marchesato, bensì una nuova aggregazione, composta, oltre che da Bossolasco e Albaretto, da Arguello, Cerretto (oggi Cerretto Langhe), Cissone e Somano. Sembra ragionevole attribuire queste drastiche variazioni a tensioni territoriali risolte di volta in volta dai vertici politici e amministrativi in modi diversi.)

 

Il protrarsi di un lungo periodo, relativamente tranquillo, venne interrotto nel 1637, in seguito alla morte del duca Vittorio Amedeo I, avvenuta nel contesto della guerra dei trent'anni, che coinvolse il ducato di Savoia nelle ostilità tra Francia e Spagna. Alleato della Francia, il duca si era però, sempre limitato a sporadici attacchi contro Milano, rifiutandosi di dichiarare apertamente guerra alla Spagna.

In seguito alla sua dipartita, ciò si tramuto in breve in una contesa, squisitamente di originale familiare, che prese il nome di guerra civile piemontese, ovvero il serrato confronto fra i madamisti, filo-francesi, che appoggiavano la vedova del duca, la "madama reale" Maria Cristina, sorella del re di Francia Luigi XIII e reggente del ducato per i figli minorenni, prima Francesco Giacinto (fino alla sua morte nel 1638) e poi Carlo Emanuele II.

 E i principisti, filo-spagnoli, che appoggiavano invece i fratelli del duca defunto, Tommaso di Savoia, principe di Carignano, e il cardinale Maurizio, che parteggiavano per la Spagna e si opponevano alla reggenza della cognata.

 

Il conflitto, 1639 – 1642 si concluse, senza particolari esiti, se non per la pressoché completa distruzione del maniero difensivo posto all’ingresso del paese, in direzione della valle Belbo.

A prescindere da quale fosse, la fazione di appartenenza degli assediati, in seguito al rogo dell’archivio storico del comune di Feisoglio, avvenuto ad opera di renitenti alla leva, durante il biennio 1944/45, NULLA di antecedente al 1841,ad eccezione di una leggenda, è pervenuto ai giorni nostri.

La stessa, narra che gli assediati  prima di capitolare al nemico confluirono tutti i loro preziosi in oro, in una fusione raffigurante un cannone, (o secondo altre fonti un bue) d’oro massiccio, che seppellirono in una non meglio precisata, inaccessibile segreta del Castello di Feisoglio.

 

L’opera di razzia e messa a nudo del maniero, messa in atto dagli assedianti, fu’ portata a termine dagli stessi borghigiani, che pezzo per pezzo, portarono via, financo le pietre, onde “abbellire” le loro case, innalzare il campanile della Parrocchiale di San Lorenzo (risalente al 1423), e rimodellare la stessa in stile barocco. 

 

In ogni caso, gli abitanti del borgo, forse speravano nel loro intimo, togliendo pietra su pietra, di trovare il manufatto d’oro, ma le loro speranze sarebbero rimaste deluse, perché le botole e i cunicoli di detto castello, segrete erano e tali sono rimaste.

La fortificazione difensiva, caduta in completa rovina, non venne più riedificata; oggi non ne rimane, che una porzione delle mura di contenimento.

                                                                                                                                           

Carlo Emanuele III di Savoia, detto il ”laborioso” con la pace di Vienna, nel 1735, annette’ il territorio di Feisoglio sotto il dominio della casata sabauda.

                                                                                                                             

Sulla scia dei moti rivoluzionari Francesi del 1789, Napoleone, pochi anni dopo, cerca di espandersi anche in Italia ed è proprio nel 1796 che in testa ai suoi 35.000 uomini entra nelle Langhe, ma quando è mandato in esilio, Vittorio Emanuele, nel 1814, riprende possesso delle colline ed ha inizio un periodo di florida economia e di dazi meno gravosi.  

 

Sono storia più recente, i tributi di sangue pagati dalle classi di leva inviate sui fronti della grande guerra, e della seconda guerra mondiale, in particolare sul fronte del Don.

                                                                                                                   

Degna di menzione, la coltivazione della nocciola, che a Feisoglio fu’ intrapresa già all’inizio degli anni 30’, per poi via via estendersi e caratterizzare la produzione nell’intera area.

Per oltre 40 anni la seconda domenica di settembre, ha visto svolgersi per i maggiori punti di aggregazione del paese, la sagra dedicata alla nocciola, unita alla competizione campestre competitiva, denominata “le quattro cappelle”, quest’ultima organizzata dal GSR Ferrero.

Oggigiorno, dette manifestazioni, sono confluite nella festa patronale di San Lorenzo, che si svolge a cura della locale Pro loco, nella settimana in cui cade il giorno del Santo Patrono.